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SERVIRE
4 aprile 2016
Nel Nuovo Testamento
Il servire di cui si parla è fatto "di cuore", compiendo il bene, senza aspettarsi privilegi e ricompense, avendo in vista l’obiettivo del mondo spirituale, e seguendo le orme del Cristo, che offrì la vita per il riscatto di molti.
Per fare qualche citazione:
Luca 17, 9: [il padrone] si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
Matteo 6, 24: Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
Giovanni 12, 26: Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.
Marco 10, 45: Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
Efesini, 6-8: … e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
Il servire dei cavalieri nel Medioevo
Scrisse sulla poesia provenzale e l’onore del servire il critico Francesco Novati († 1915) in «Freschi e minii del Dugento. Conferenze e letture», 1908, p. 192: «Ma quando dall'Alpi discese tra noi, sfolgorante di bellezza sotto la corona di fresche rose che le cingeva le chiome, la figliuola della sirena e dell'usignuolo, la lirica di Provenza, tutti quanti divennero poeti in volgare: tutti spasimarono d'amore a norma del cavalleresco “servire”…».
E a p. 193 sul poeta lucchese Bonagiunta Orbicciani, che era anche giudice e notaio (doc. dal 1242 al 1257) il Novati aggiunge: «Fuori di dubbio il giudice dabbene, che dilettavasi a tessere nelle proprie canzoni la genealogia delle virtù ed a provare come Fin Senno sia padre di Larghezza, Cortesia e Conoscenza, e questa a sua volta generi Servire ed Ubbidienza, onde rampollano Onoranza e Nominanza… » (Canzone VII).
Servi di Maria
“Uomini gloriosi”, sono chiamati i Padri Fondatori dell’Ordine, perché generarono spiritualmente i religiosi loro figli nei secoli, fornendo loro gli alimenti spirituali e anche la cognizione, l’insegnamento e la scienza, ovvero la via più sicura per giungere alla vita beata. Offrirono a Dio i loro pensieri e parole e scelsero della via della verità. Il loro volenteroso servizio fu gradito e ricompensato (Legenda, I). Riguardo a Maria, «temendo la loro imperfezione, pensarono rettamente di mettere umilmente se stessi e i loro cuori, con ogni devozione, ai piedi della Regina del Cielo … affinché impetrasse loro misericordiosamente fecondità di meriti» (Legenda 18).
È il sunto, questo, di un progetto di vita spesa per il bene, avendo di vista le sue molteplici espressioni: la bellezza, la sapienza e l’intelligenza, la benedizione, la preghiera e la comprensione, la generosità, l’assistenza e la consolazione nelle sciagure e non ultima nella morte del corpo.
Maria infatti fu piena di grazia e di sapienza; meditò nel suo cuore tutte le cose che le accadevano; acconsentì all’incarnazione del Figlio di Dio e lo dette alla luce; lo allevò poi con amore e fiducia, andò con sollecitudine ad assistere la cugina Elisabetta, vegliò lo sposo Giuseppe nella morte, fu con Gesù nella gioia e nel dolore, nella predicazione e sotto la croce, divenne madre spirituale dei fratelli del Signore, Giovanni e gli apostoli.