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La
"Nunziata Santissima di Fiorenza"
a Serra San Bruno
Nel
1693, quando l'abate Pacichelli visitava la Calabria, la Certosa di Serra San
Bruno (Catanzaro) viveva uno dei suoi momenti migliori. La chiesa cinquecentesca
veniva arricchita di opere d'arte dai più valenti pittori e scultori italiani e
stranieri e l'eremo bruniano era diventato il più celebrato tempio del Regno
delle due Sicilie (1). Durante il suo soggiorno presso la Certosa, il
Pacichelli vide e descrisse l'altare della Santissima Nunziata di Firenze, la
cui ancona elevandosi discuopre nel reliquiario, insigne per l'opera e la
materia, un busto col cranio del sempre adorato S. Brunone... (2).
Purtroppo
il terremoto del 1783,distruggendo la Certosa, ha reso il materiale archivistico
estremamente esiguo e frammentario,per cui risulta difficilissima qualsiasi
indagine storico-documentaria che voglia partire da testimonianze precedenti a
quella dell' abate Pacichelli.
L'unico spunto interessante ci viene offerto dal
sacerdote serrese Bruno Maria Tedeschi, che in una monografia su Serra descrive
il quadro in oggetto, collocato, dopo il sisma del 1783 sulla volta della chiesa
dell' Assunta a Serra San Bruno (3).
Il Tedeschi, infatti, ostentando sicurezza
fa il nome del presunto autore, lo Zingaro, identificabile con sufficiente
sicurezza con Antonio Solario detto lo Zingaro (Civita di Penna 1382-1455)
attivo a Napoli nei primi anni del XV secolo (4).La notizia sembra, però,
essere priva di fondamento in quanto il quadro non può essere databile alla
prima metà del quattrocento. Alfonso Frangipane, infatti, uno dei più illustri
studiosi dell' arte calabrese, ascrive l'opera alla fine del XVI secolo (5).
In
quell' epoca si sono, infatti, succeduti alla guida della Certosa molti Priori
toscani, tra cui Giuseppe da Siena (1561) e Filippo Ghetta da Firenze(1572) e
pare molto probabile che uno di loro,devoto alla SS. Annunziata fiorentina, ne
abbia fatto fare una copia per il convento o addirittura l'abbia portata con
sé.Ma un' altra ipotesi potrebbe essere considerata alla luce di una notizia
riportata dal Tedeschi nella succitata monografia (6).
Nei Magazzini Generali
del Museo di Messina esiste un quadro identico a quello calabrese. Fino al
terremoto del 1908 era collocato sull' altare maggiore del grandioso tempio
dell' Annunziata dei Padri Teatini opera dell' architetto Guarino Guarini (7).
Al
dipinto veniva attribuita grande importanza, e lo storico Placido Samperi oltre
a parlarne nella sua Iconologia lo illustrò con una incisione (8).L'incisione
del Samperi si riferiva, però, ad un altro quadro del tutto simile agli altri
due, che si conservava nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini ed ora perduto
(9).
Forse all' artista di una delle due Annunziazioni di Messina è stato
commissionato dai certosini un quadro del tutto simile? Ciò è possibile
considerando il fatto che c'era un collegamento tra la città dello stretto e la
Certosa calabrese. Molti artisti, infatti, tra cui l'orafo fiorentino Innocenzo
Mangani e il pittore Agostino Scilla, lavoravano spostandosi tra Serra e Messina
contribuendo allo scambio artistico-culturale (10).
La chiesa dell' Assunta a
Serra San Bruno, che conserva questo magnifico dipinto, fu edificata dopo il
1783, con pezzi architettonici provenienti dalla distrutta Certosa, ad opera di
artigiani locali formatisi all' ombra dei grandi artisti che avevano reso
celebre l'eremo bruniano.
Il quadro, riferisce il Tedeschi (11), fu collocato
sulla volta della chiesa, ma originariamente fu concepito come pala d'altare, e
ciò è dimostrato dai due rattoppi triangolari che chiudono i vuoti della parte
superiore sagomata, oltre che dalla testimonianza del Pacichelli (12).
Nei primi
anni del secolo scorso, dopo l'empia devastazione degli arredi lignei della
chiesa da parte dei soldati francesi di Gioacchino Murat,durante la repressione
del brigantaggio, il quadro fu rimosso dalla volta per preservarlo dall'umidità
e collocato nel coro, dove attualmente si trova, in una posizione non certamente
felice. È difficile infatti ammirare il quadro, che misura m. 2,60x1,80, in
tutta la sua bellezza, per l'esiguo spazio a disposizione dell' osservatore e
per il buio che avvolge il coro della chiesa.Uno scrupoloso restauro, da
compiere con urgenza, ne metterebbe in luce le peculiarità colo-ristiche e
compositive.
Gli
atteggiamenti della Madonna con le mani in grembo e dell' arcangelo con le
braccia incrociate sul petto sono del tutto simili all' archetipo fiorentino, ma
spicca l'impostazione prospettica del pavimento a piastrelle decorate e del
magnifico sfondo descritti con raffinato linguaggio pittorico.
Domenico
Pisani
Note
1
BRUNO MARIA TEDESCHI, Serra, in: Il Regno delle due Sicilie descritto e
illustrato, a cura di F. Cirelli, vol. XII, Napoli.
2
GIOVANNI BATTISTA PACICHELLI, Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in
dodici provincie... (1702).
3
BRUNO MARIA TEDESCHI - op. cit., pago 12: "Il più bello ornamento della
chiesa è un quadro dello Zingaro, che rappresenta l'Annunziazione di Maria SS.
Questo dipinto è degno di quel pennello di quel pittore che amore educava alla
scuola dell' arte; freschezza di colorito, soavità di espressione, sublime
semplicità nel concepimento raccomandano questo quadro, come un capolavoro
artistico..." Il Tedeschi aggiunge in una nota in fondo alla
pagina:"Ci si dice che nella città di Messina esiste un quadro
perfettamen-te simile a questo. Uno dei due deve essere l'originale, ma
quale?Qualche pittore serrese sostiene che sia il nostro".
4
"Lo Zingaro nel primo lustro del secolo XV svolge un'intensa attività,
tutta documentata, e c'è da pensare che solo dopo una fase di lavoro
nell'Italia settentrionale, in Lombardia e nel Veneto... si stabilisse a
Napoli". RAFFAELLO CAUSA, Pittura napoletana dal XV al XIX secolo,
Istituto italiano d'arti grafiche, Bergamo.
5
ALFONSO FRANGIPANE in Inventario degli oggetti d'arte in Italia, II,
Calabria, Libreria dello Stato 1933 pag. 70: "Dipinto su tela:Annunziazione
di Maria Vergine, quadro di altare dipinto su schema trecentesco toscano, ma del
secolo XVI tardo. Rettangolare,circa m 1,80x2,60. Madonna in preghiera. Angelo
circondato di raggi in oro. Sfondo prospettico di tipo primitivo. Pare che abbia
replicato e ingrandito, in epoca cinquecentesca, una icona preesistente del
secolo XIV coeva al primo ingrandirsi del borgo,sorto presso la gran Certosa di
S. Stefano del Bosco. Conservazione discreta. Si trova nel coro".
6
BRUNO MARIA TEDESCHI - op. cit.
7
SALINAS - COLUMBA, Terremoto di Messina, opere d'arte recuperate, Palermo
1915. G. LA CORTE-CAILLER in L'Ora, Palermo 1909, n. 333 1-2 dicembre:
"Una chronologia di quella casa (cioè dei Teatini) ma scritta presso il
Barone Arena primo, notava che il quadro era stato inviato dal Bronzino, pittor
famosissimo: esso dovette essere uno degli ultimi lavori da lui compiti, se si
tiene presente che i Teatini vennero a Messina nel 1600".
8
PLACIDO SAMPERI - Iconologia, pag. 195.
9
L'incisione porta infatti la didascalia: "L'Annunziata di Fiorenza nella
chiesa di S. Giovanni dei fiorentini".
10
FRANCESCO SUSINNO, Vite dei pittori messinesi, a cura di Valentino
Martinelli, Firenze Le Monnier 1960.
11
BRUNO MARIA TEDESCHI - op. cit.
12
GIOVANNI BATTISTA PACICHELLI - op. cit.
La
SS. Annunziata, XV, I, gennaio - febbraio 1995.