Non si
tratta di un articolo che spieghi da un’angolazione teologica o mistica il senso
del titolo Maria, Ostensorio di Dio, ma di un elemento iconografico che
ha preso importanza nella mia considerazione dell’affresco della nostra
Annunziata. Tutto ormai dell’affresco è stato detto e considerato degno di
riflessione: la risposta di Maria direttamente al Creatore - ecco la frase
dipinta in posizione speculare -, il volo della colomba, Spirito Santo, dal
Creatore a Maria, l’Angelo Gabriele genuflesso in attesa del sì della fanciulla
di Nazareth. Ecco il libro aperto sulla cassapanca con scritto Ecce virgo
concipiet et pariet filium ... (la profezia di Isaia 11, 14), il cuscino, il
tappeto, le tarsie della spalliera del letto, e la sua cortina tessuta a rete, e
i colori del manto e della veste della Vergine, la posizione predominante
dell’aureola e del biondo dei capelli e ... infine lo stile dell’affresco che,
fuori della tradizione, si fa risalire alla metà del secolo XIV, per la bellezza
del volto e delle mani che da soli raccontano quanto è possibile raccontare di
divino sorretto dal mestiere umano, tutto questo - penso - sarebbe già un
contributo per l’Arte e la devozione, ma il fine dell’articolo è quello di
presentare un elemento trascurato dall’Arte e dalla devozione, presentato
iconograficamente dal nostro titolo: Maria, Ostensorio di Dio.
L’elemento del titolo si trova nel seggio su cui siede Maria, a destra di chi
guarda, ma che attualmente solo la fotografia ha messo in risalto, e dalla
fotografia è passato ai "santini", in modo che chiunque può rendersi conto di
quanto sto scrivendo. Vien fatto di pensare che l’affresco riproduca solo un
elemento decorativo del seggio: il bracciolo con il nostro oggetto al posto del
pomello - come si usava rifinire il bracciolo alla prima metà del secolo XV (cfr.
Bicci di Lorenzo, † 1452); ma l’oggetto di cui sopra non sembra far parte della
struttura del seggio, semmai piuttosto un elemento aggiunto la cui forma può
ricordarci un reliquiario, o meglio una torre Eucaristica, contenitore
delle Sacre Specie, tipo di ostensorio diffuso col crescere della
devozione eucaristica, tra la fine del secolo XIV e il principio del secolo XV
(v. Lanciano, Abruzzi - argento e oro, secolo XV). E oro massiccio infatti ci
dice il colore giallo dell’ostensorio del nostro affresco. Se però abbiamo
riconosciuto l’identità dell’oggetto misterioso, e abbiamo escluso che si tratti
di un elemento puramente decorativo, possiamo tentare di trasferire la sua
presenza in un linguaggio simbolico nei riguardi della Vergine Annunziata. Nella
nostra indagine non dimentichiamo che la mentalità medievale cerca di far
parlare sempre avvenimenti, persone e cose, con contenuti spirituali che spesso
la nostra cultura non sa più interpretare, e in questo caso l’ostensorio del
nostro affresco "dice" una grande verità cristiana: è Maria l’ostensorio che
racchiude non reliquie, ma le Sacre Specie da mostrare, da presentare
alla fede dei cristiani, che nel secolo XIV deve già difendersi dall’eresia
contraria. È Maria l’Ostensorio di Dio: Ella raccoglie in sé tutti quei
privilegi che il Creatore le ha donato, proprio perché fosse e sia per sempre
ostensorio del Figlio suo. I teologi e i mistici (S. Agostino, S. Pier
Damiani, S. Bernardo, S. Bernardino ...) le hanno tessuto un manto di lodi che
la devozione e l’amore non riesce a numerare, ma che tutti derivano, come
insegna il Magistero, dalla Maternità divina di Maria.
Ma non
possiamo ripetere qui quanto è compreso nel termine ostensorio, nei
nostri tempi ormai legato all’esposizione sacramentale. C’è però un motivo che
mi sembra importante da mettere sotto accento guardando all’ostensorio
dell’affresco dell’Annunziata: mi sembra evidente che il pittore e i frati lo
hanno voluto chiaro e prezioso nella forma perché simbolicamente dicesse ai
fedeli: Maria Annunziata è l’ostensorio di Dio.
p.
Eugenio M. Casalini, osm
Periodico
La SS. Annunziata di Firenze, XXVII, settembre ottobre 2007