1234. Dopo che i Sette Uomini ebbero ricono-
sciuto di essere iscritti nel palazzo della Regina
del Cielo con il nuovo titolo di Servi, stabilirono
che in futuro non si sarebbero chiamati, né avreb-
bero risposto con altro nome che quello; rendito-
ri di grazie alla santa Patrona e Madre, per il fatto
che si fosse degnata di scegliersi i peculiari suoi
Servi – nel cui soprannome è la testimonianza e
la gratitudine da manifestare in perpetuo verso la
Madre di Dio – decisero, raccolti in un oratorio
presso la sua immagine (avevano stabilito di averla
sempre presente davanti gli occhi) – di obbligarsi
quotidianamente alle ore canoniche di un suo Pic-
colo Ufficio, e in nessun momento di tralasciarlo,
e anche nella sera del sabato di recitare cantando
alcuna delle sue sette gioie.
Inoltre intendevano mortificare il corpo e con-
templare le cose celesti, in modo da non far nulla
di terreno e di non pensare a qualcosa di gravoso:
così avrebbero iniziato a stimare un niente quelle
cose caduche che chi è occupato nel mondo spera
vivamente di conseguire stando sempre nei con-
sigli, sempre nelle fiere, sempre con le mercanzie,
e con altro ancora; così si sarebbero dedicati, es-
sendo tutto questo da disprezzare a causa di Dio,
a star sempre con le cose del Cielo, e a negoziare
con esse, e ad aspirare a esse con tutto l’animo,
perché in special modo potessero acquisire le cer-
i Sette Uomini in SolitUdine
1233. I bambini in braccio
alle madri hanno chiama-
to “Servi di Maria” i Sette
Uomini penitenti.
Senza alcuna ansietà ri-
guardo alle cose terrene,
aspirando a quelle celesti.
Da un brano degli Annali dei Servi di Maria: ammiriamo la finezza psicologica e la
grande intelligenza dello scrittore nel descrivere i Sette Primi Padri e le loro scelte.
te ricchezze e le merci immarcescibili e abbando-
nare se stessi a Dio costruttore delle cose, a Cristo
Figlio e alla gloriosissima sua Madre, uniti a loro
con indissolubile patto.
Chi sarà in grado di riferire quale dolce consue-
tudine avessero nell’abbracciarsi l’un l’altro nel
vincolo della carità? Il diritto e il bene, tra loro,
erano conosciuti non tanto perché imposti per leg-
ge, quanto per l’uso quotidiano; in questo un uomo
combatte sempre con un uomo nell’amore; e cia-
scuno è parsimonioso, indulgente e si rimette al-
l’altro, ed è prodigo nella somma carità.
Nel frattempo, poiché vedevano il male che si
rovesciava ovunque e tanto sul mondo – i miscre-
denti contro i cristiani, i cristiani contro se stessi,
l’Impero sollevarsi contro la Chiesa e, in aggiunta,
la peste, i massacri e la fame che stavano pren-
dendo quasi tutta l’Italia, e le grandissime inon-
dazioni e i terremoti terribili in tutto l’Orbe –, scos-
si dalla molteplicità di questi fatti, stabilirono tut-
ti i giorni delle orazioni eccezionali a causa dell’al-
luvione dei mali, e in particolare, in certe ore del
giorno, raccolti presso la Madre di Dio, pregarono
per salvezza del mondo intero, ben comprenden-
do il recente decreto di Gregorio IX sul saluto alla
Vergine.
Nel frattempo, diffusa ampiamente in città la
loro fama, furono costretti a dedicare la maggior
parte del tempo ai congiunti, agli affari privati e
agli amici che affluivano, ricevendoli e standoli a
sentire; ed essi che si consideravano fuori dal con-
sorzio degli uomini e del mondo, vedendosi cir-
condati in mezzo alla piazza e riconoscendo di es-
sere ostacolati in quello che avevano intrapreso,
cominciarono a sentirne oppressione, e pensaro-
no di abbandonare quel luogo e di ritirarsi in una
parte più lontana e segreta.
Umili penitenti, essi temevano che il nemico del
genere umano penetrasse per tale ingresso segre-
tamente in loro, e infierisse: con astuzia diabolica
o avrebbero potuto essere condotti alla superbia
dall’innalzamento dell’orgoglio, oppure tramite la
frequente relazione con gli uomini avrebbero po-
tuto rivolgersi meno alle cose divine (come spesso
capita): per questo furono fortemente spinti ad al-
Lo “stile” di vita dei Sette
Uomini: non uno contro
l’altro, ma insieme nel
vincolo dell’amore frater-
no.
Forse si riferisce alla cro-
ciata del 1228-1229, alle
rivolte dei musulmani di
Sicilia, alle eresie dei ca-
tari-albigesi, alla guerra
delle famiglie romane
ghibelline contro papa
Gregorio IX, alla peste
che incrudelì a Roma, alla
carestia dovuta al grande
freddo dell’inverno del
1233-34, al terremoto del
1233 che rovinò mezza
Venezia.
Gregorio IX = Ugo dei
conti di Segni, + 1241.
Altro esempio di “stile” di
vita dei Sette Uomini: la
ricerca delle cose divine,
il successo presso gli uo-
mini e il timore di innal-
zarsi in orgoglio.
lontanarsi dall’ umana compagnia, a cercare un
luogo remoto distante dalla città per stare in so-
litudine, e così a sottrarsi alla consuetudine delle
relazioni del suburbio, dove vedevano se stessi
sempre di più coinvolti dall’afflusso degli uomi-
ni.
In mezzo a queste cose, padre Bonfiglio, lodan-
do i loro consigli, ritenne che il caso fosse come
quello di S. Antonio in Egitto: senza dubbio, il
santissimo uomo aveva abbandonato per lo stes-
so motivo i dintorni di Alessandria, luogo poco
adatto alla salvezza dell’anima e, condotto dagli
angeli, era fuggito in luogo migliore e più protet-
to, dove avrebbe potuto essere salvato; ugualmen-
te, in quel momento, la solitudine era più adatta
ai Servi della Beata Vergine, in quanto non sa-
rebbe stata turbata dalle consuetudini umane; in
nessun modo infatti avrebbero potuto condurre
vita tranquilla presso le mura della città senza es-
sere distratti da varie occasionali preoccupazio-
ni, a volte anche su propria iniziativa, e senza es-
sere ostacolati nella devozione.
Circa il luogo, quindi, da mutare in vista di una
solitudine appartata, presa la decisione, Bonfiglio
esortò tutti, affinché nelle loro orazioni interpel-
lassero la Madre e Patrona riguardo a questo po-
sto speciale, dato che prima si era degnata di in-
signirli con lo stemma dei Servi, e dopo, di con-
seguenza, mostrasse loro un luogo dove in futuro
sarebbero stati in grado di dimostrarle il gradito
servizio.
All’unanimità deliberarono che la questione do-
vesse essere rimessa anche al vescovo, dato che
erano stati sempre protetti dalla sua approvazio-
ne; questa l’avevano sperimentata continuamen-
te, per cui riconoscevano di essere capitati nel
favore di Dio e nell’autorità di Ardingo.
Dagli Annali dei Servi di Maria, I, 23-24.
Tradotto da Paola Ircani Menichini, 7 marzo 2020
Postquam Septem Viri in aula Reginae Coeli sub novo illo Servorum Titulo sese
adscriptos agnoverunt, nullo alio in posterum Nomine vocari, nullo alio respondere
instituerunt: Sanctae Patronae, & Matri gratias agentes, quòd eos sibi peculiares Ser-
vos deligere dignata fuisset; in cuius Agnominis monumentum; gratitudinemq; erga
Sant’Antonio abate, + 17
gennaio 356 eremita del-
la Tebaide
I Sette Uomini si ritirano
a Montesenario.
Deiparam perpetuò declarantur decernunt quotidie in Oratorio coram ejusdem Ima-
gine (quam sibi ob oculos semper præsentem habere statuerunt) parvi eius Officii ca-
nonicas Horas persolvere, & nullo unquam tempore dimittere Nec non qualibet die
Sabbati in sero septem ejus gaudia decantare.
Caeterùm usq; adeò corpori castigando, coelestibusque contemplandis intendebant,
ut nihil terrena facere, nihil pensi quicquam habere, omnia tandem caduca flocci face-
re coeperint; sed quemadmodum in seculo agentes, semper in Consilijs, semper de
nundinis, semper de mercibus, aliisque hujusmodi lucrandis terrenis inhiabant; ita
ubi omnia haec propter Deum sperneré didicissent, cum coelitibus semper adesse,
cum illis negociari, & toto animo affectare, què certas divitias, immarcescibilesque
merces seriò sibi possent acquirere in optatis habebant, dummodo se ipsos rerum
molitori Deo, Christo Filio, ejusque Gloriosissimae Matri indissolubili foedere inhæren-
tes perpetuò dedidissent.
Quam verò dulcem consuetudinem haberent quo charitatis vinculo se invicem com-
plecterentur, quis referre valeat? Jus, bonumq; inter eos, non tàm legibus, quàm quo-
tidiano usu agnoscebatur; Vir ibi cum Viro semper amoré decertans; quisque sibi par-
cus, & remissus alteri indulgens, & summâ charitate diffusus.
Interim cùm cernerent undiq; mala per Orbem ingruere, Infideles contra Christia-
nos, Christianos contra se ipsos, ipsum Imperium contra Ecclesiam insurgere, ac in-
super pestilentiâ, cæde, & fame totam ferè absumi Italiam, quin & omnem terrarum
Orbem maximis inundationibus, terrificis quassationum motibus, totq; rerum varie-
tatibus concuti, præcipuas quotidie pro hujusmodi inundantibus malis orationes fieri
statuerúnt, & præcipuè certis diei horis coram Dei Matre recens Gregorij Noni Decre-
tum de Virgine salutandâ implentes, pro totius Mundi sälute deprecabantur.
Horum interea per Urbem famâ latè diffusâ, ita ut Necessarijs, Domesticis, & Ami-
cis illuc confluentibüs admittendis, audiendisq; magnam temporis partem insumere
cogerentur ij, qui se ab Hóminum, & Mundi consortio longè abfuisse arbitrabantur, in
medio tamen foro se adhuc circumveniri videntes, & valdé praepediri ab incoepto agno-
scentes, usq; adeò ægrè ferre coeperunt, ut jam de loco illo deserendo, & inde in lon-
giorem, secretioremq; partem secedere cogitarent.
Verebantur humiles illi Poenitentes, ne tali adytu hostis humani generis latenter ad
eos penetraret, fieretq: diabolico astu, ut, vel animi elatione in superbiam extolleren-
tur, vel frequenti Virorum conversatione minùs (quod sæpè accidit) divinis rebus ope-
ram impendere possent; atq; ob id valde facessere, sese ab humana conversatione se
jungere, locum ab Urbe remotum quærere, in solitudinem abire, ne dum in suburbio
humana commercia fugere studuissent, ibi sese magis ab hominum concursu implica-
tos viderent.
Pater interea Bonfilius eorum consilia collaudans quid simile de S. Antonio Ægyp-
tio retulit, nimirum locum suæ saluti minùs aptum propè Alexandriam Virum Sanctis-
simum hanc ob eandem causam dereliquisse, & Angelico ductu in meliorem sese, tütio-
remque locum, ubi salvari posset, recepisse; itidem nunc Dei Famulis, & B.V. Servis
aptiorem fore solitudinem, quàm hominum consuetudine perturbari ; nec ullo modo
fieri posse, ut tam quietam vitam propè moenia Urbis ducerent, quin varijs interdum
curis distrahantur, interdum etiam à suis institutis, & devotionibus præpediantur.
De loco igitur in solitudinem magis remotam commutando sic inter eos inità sen-
tentiâ, Bonfilius omnes adhortatur, ut interim de speciali eo loco suis orationibus com-
munem Matrem, & Patronam interpellent, ut quemadmodum Servorum Stemmate
priùs eos insigniri dignata fuisset, eisdem quoque de coetero locum praemonstraret,
in quo illi gratam in posterum Servitutem exhibere possent.
Episcopum quoque in hac re consulendum censuerunt, ut cujus suffragijs semper
protecti fuissent, id ratum continuo haberent, quod Dei beneficio, & Ardinghi authori-
tate sibi obvenire cognoscerent.