ria Filippo Benizi, il quale a Montesenario nel 1254, davanti alla croce di
pietra, fece aspra penitenza.
Qui –riportano gli Annali – con somme lacrime che scaturivano dal pet-
to, deplorò la sua giovinezza. Battendosi con forti colpi al petto implorò
Dio di essergli favorevole con queste parole: I delitti della mia gioventù e
le mie inesperienze non ricordare, o Signore (cfr. salmo 25).
Pregò anche per i crimini e i peccati del popolo, recitò i suffragi per i
defunti, fece le orazioni delle ore divine e digiunò per la lunga Quaresima
con il cibo di sole erbe e radici che il bosco gli forniva ... (1).
Come conseguenza del rimpianto sugli anni dissipati, propose che nel
capitolo dei frati del 1259 a Montesenario, si facesse prudentemente opera
perché ad alendam huiscemodi adolescentium indolem in religioso timo-
re Dei coram patribus proposuisset – l’indole aleatoria dei giovani fosse
condotta al religioso timore di Dio.
Il capitolo recepì l’invito ed emanò disposizioni de adolescentibus reci-
piendis, probandis et ad professionem admittendis in posterum obser-
vanda decernere – per decretare sulle cose da osservare in futuro riguar-
do ai giovani da ricevere, ai probandi e a quelli da ammettere alla profes-
sione.
Le norme riguardarono soprattutto il lavoro del maestro dei giovani, da
riassumersi nel punto primo:
1 - Il maestro insegni loro diligentemente le cose dell’Ordine, e quando
in chiesa e dovunque si comportano con negligenza, abbia lo zelo di emen-
darli nella parola e nella figura (per quanto può) ...
Seguono i decreti sugli errori commessi e sulla penitenza, sull’umiltà del
cuore e del corpo secondo le parole di Gesù (Discite a me, quia miti sum, et
humilis corde – Imparate da me che sono mite e umile di cuore, Mt 11, 29),
sull’obbedienza, sul modo di confidarsi e di non nascondere i pensieri per-
versi (pravi), sul comportamento nei luoghi pubblici e privati e sulle rela-
zioni con gli altri ... (2).
Non solo San Filippo e l’Ordine dei Servi di Maria: in generale, nei tempi
di maggiore spiritualità, i conventi ebbero cura dell’educazione della
gioventù loro affidata.
Per fare un esempio, il monastero benedettino di Wessobrunn in Bave-
ria è ricordato grazie all’opera dell’abate Gregorio insegnante della scuola
(+ 1589). Così testimoniò nel 1580 il successore Michele Villicus di Gien-
gen nel piccolo ritratto della gloria letteraria del suo convento Aurea qua-
edam de moribus praecepta, ex Isocratis ad Demonicum oratione pro
iuventute – Un poco di regole morali d’oro tratte dall’orazione per la gio-
ventù da Isocrate a Demonico [Isocrate fu un educatore ateniese + 338
a.C.].
Villicus cantò l’abate Gregorio con questi versi:
Fac saltem foveas artes, quibus itu in altum,